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Giovan Battista Belluzzi, detto Il Sanmarino (1506 - 1554)
architetto militare, ambasciatore, trattatista e soldato della Repubblica di San Marino
 

Giovan Battista Belluzzi nasce a San Marino il 27 settembre 1506 da una famiglia nobiliare fra le più autorevoli della Repubblica del Titano. Compiuti in patria gli studi di base e seguendo le tradizioni di famiglia, si reca diciottenne a Bologna per apprendere la mercatura, una professione che esercita in seguito per vari anni a San Marino con poco successo. Rimasto vedovo giovane e senza figli, tenta la fortuna alla corte di Ascanio Colonna, dove svolge la mansione di cameriere di fiducia. A Marino, presso Roma, rimane solo pochi mesi, ma ha modo di viaggiare e completare la sua educazione di gentiluomo. A trent'anni gli viene combinato dal padre Bartolo un secondo matrimonio con la figlia di Girolamo Genga, artista urbinate e stimato architetto dei Della Rovere. Presso il suocero, che in quegli anni lavora alla costruzione delle fortificazioni di Pesaro e della villa dell'Imperiale, Belluzzi apprende l'architettura e le più moderne tecniche dell'ingegneria militare. La sua posizione di privilegio, a stretto contatto con la corte di Francesco Maria I Della Rovere, gli permette inoltre di compiere missioni diplomatiche e importanti ambascerie per conto della sua Repubblica.
Nel 1542 il Belluzzi, che era rimasto vedovo una seconda volta, viene inviato dai Reggenti di San Marino come ambasciatore a Firenze. Nel capoluogo toscano rimane per il resto della vita alle dipendenze del giovane duca Cosimo 1° de' Medici, il quale, conosciuta la sua qualifica di architetto, lo impiega come primo ingegnere militare nell'ambiziosa campagna di ricostruzione e ammodernamento delle cinte murarie delle città ducali. Nei dodici anni che trascorre alle dipendenze del Duca, i più gloriosi e produttivi della sua vita, il Belluzzi, soprannominato a Firenze il Sanmarino, con il cognome “fiorentinizzato” in "Bellucci", lavora assiduamente in tutti i cantieri delle maggiori e minori città toscane, le cui mura e fortezze vengono modernizzate secondo i suoi disegni, per adattarle alle nuove esigenze dei tempi. Lavora fra le altre alle mura di Firenze, Pistoia, Montepulciano, Barga, Castrocaro, Fivizzano, Volterra, Pisa, Empoli, Prato, San Casciano. Nel 1548 fonda nell'Isola d'Elba la nuova città di Portoferraio, la Cosmopolis medicea. Va a rilevare di persona le cinte murate delle principali città e roccaforti toscane e italiane del centro nord, allo scopo di studiarne le strategie di difesa e produrre un album di piante delle fortificazioni di città e fortezze per Cosimo 1°, che è oggi conservato nella Biblioteca Nazionale di Firenze.
Allo scoppio della guerra di Siena, nel 1552, il Belluzzi viene infatti inviato in prima linea, dove si conclude la sua carriera come ingegnere soldato. Appresta sotto il fuoco nemico le trincee e le opere d'assedio di Montichiello, Lucignano, Tregonda e Montalcino, dirigendo il piazzamento dell'artiglieria e rilevando le difese delle città. Viene ferito una prima volta nell'assedio di Montalcino, ma, appena guarito, viene rimandato in prima linea distinguendosi durante l'assedio di Siena in quanto penetra furtivamente all'interno della città assediata per rilevare con incredibile precisione la pianta del sistema di approvvigionamento idrico della città, i celebri Bottini (rilievo oggi conservato alla Biblioteca Comunale di Siena), allo scopo di tagliare l'acqua agli assediati senesi, che si sarebbero arresi infatti alcuni mesi più tardi. Poco dopo, nominato comandante di una compagnia di 200 fanti, il capitano Belluzzi viene inviato con i suoi soldati all'assedio dell'Aiuola, una fortezza del Chianti in mano ai senesi. Qui è colpito da un'archibugiata alla testa, che lo porta alla morte nella vicina San Polo in Chianti, il 22 marzo 1554, a soli 48 anni, dopo un'agonia straziante durata settimane e descritta accuratamente nelle lettere che venivano inviate giornalmente al Duca Medici. Il Belluzzi, molto rimpianto da Cosimo 1° e dai fiorentini, viene poi ricondotto in patria e seppellito nella pieve di San Marino. Ma nei restauri che interessarono la pieve all'inizio dell'Ottocento la sua sepoltura è smantellata, le ossa disperse e l'armatura con cui era stato sepolto, regalatagli da Cosimo 1°, venduta: del Belluzzi si perdono cosi insieme alle tracce anche la memoria.
Rimane del Sanmarino un solo ritratto, dipinto postumo da Giorgio Vasari in Palazzo Vecchio a Firenze, nel tondo dove sono raffigurati artisti e architetti medicei che lavoravano a metà del Cinquecento per il duca Cosimo, fra cui i celebri Benvenuto Cellini, Bartolomeo Ammanati, Niccolò Tribolo, Baccio Bandinelli e lo stesso Vasari. Il Belluzzi vi è ritratto di profilo in abiti civili da gentiluomo, con una lunga barba e lo sguardo assorto in un viso nobile e magro.
Più che le sue architetture, pesantemente trasformate o demolite, rimangono del Belluzzi i disegni (i 62 rilievi di città oltre a una quindicina di progetti) e gli scritti, o meglio i manoscritti, che servirono d'ispirazione alle opere e alla produzione teorica di generazioni di architetti militari italiani ed europei del Cinquecento, e non di rado furono oggetto di plagio. Al soldo di Cosimo de' Medici il Sanmarino divenne infatti uno dei massimi esperti di architettura militare del suo tempo. Fu il primo che codificò i principi tecnico costruttivi delle fortificazioni di terra, progettò e insegnò a costruire una bussola topografica di sua invenzione, modificando la tradizionale bussola di Raffaello e, forte dell'esperienza maturata in cantiere, scrisse un paio di trattati di fortificazioni di primaria importanza che, a causa della sua morte prematura e improvvisa, rimasero inediti, circolando manoscritti per oltre un secolo fra gli addetti ai lavori e influenzando enormemente la trattatistica rinascimentale nel campo dell'architettura militare. 

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La presente biografia è ricavata da una lezione  dalla prof.ssa Daniela Lamberini, curatrice di un volume sul Belluzzi