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 La seconda guerra mondiale  

     Il Fascismo a San Marino terminò la sua ventennale esistenza nel 1943. Infatti dopo la caduta di Benito Mussolini, avvenuta il 25 luglio, a San Marino si coalizzò un gruppo di antifascisti che il 27 luglio spinse il locale partito fascista a sciogliersi.
    Il 28 luglio, al teatro Concordia di Borgo, si tenne un grande comizio popolare che stilò un ordine del giorno da presentare alla Reggenza, a cui venne immediatamente consegnato. Si decise quindi di sciogliere temporaneamente il Consiglio Grande e Generale per sostituirlo con un Comitato più ristretto composto da 30 membri. Il 29 luglio venne poi nominato un Congresso di Stato, anch'esso provvisorio, per il disbrigo della normale amministrazione. Il giorno 31 si stabilì di indire regolari elezioni per nominare un nuovo Consiglio, elezioni che avvennero il 5 settembre. Il 4 agosto furono sciolte la Guardia Repubblicana, milizia creata dal fascismo, e le varie organizzazioni giovanili fasciste.
    Il 5 settembre si svolsero regolarmente le elezioni: la lista dei candidati, concordata fra le varie forze politiche antifasciste, era unica; il Consiglio che venne eletto si riunì per la prima volta il 16 settembre.
    Negli stessi giorni l'Italia stava attraversando un momento storico assai turbolento: nei primi giorni di settembre gli alleati avevano iniziato l'invasione dell'Italia sbarcando sulle coste della Calabria e della Sicilia. I tedeschi avevano reagito con estrema decisione e prontezza, impadronendosi dell'Italia del centro-nord, creando la Repubblica di Salò al cui vertice venne messo Mussolini, liberato il giorno 12 dalla sua prigione di Campo Imperatore sul Gran Sasso.
    La Repubblica di San Marino era quindi rimasta una terra politicamente isolata all'interno di un territorio dominato dal nazifascismo. In effetti il 5 ottobre avvenne un fatto molto grave e pericoloso: un reparto di soldati tedeschi a bordo di due autoblinde, guidati da alcuni filofascisti del luogo,  violò i confini della Repubblica. Subito vennero arrestati alcuni membri del Comitato della Libertà che aveva determinato la caduta del locale governo fascista. Più volte minacciarono di fucilarli; solo dopo lunghe trattative diplomatiche si riuscì ad ottenerne la liberazione e a proclamare l'assoluta neutralità della repubblica nel conflitto in corso.
    Comunque la situazione era assai turbolenta perché la linea di guerra che si stava consolidando, la cosiddetta Linea Gotica che tagliava in due l'Italia andando da Pesaro a Massa Carrara, poneva la Repubblica proprio al centro degli schieramenti belligeranti. In effetti il 25 ottobre il maresciallo Rommel, una delle figure militari più importanti dell'esercito tedesco, era a Rimini per verificare come poter costituire la linea di difesa. Naturalmente non poteva sfuggirgli l'importanza strategica del monte Titano, per cui decise di recarsi in Repubblica col pretesto di fare una visita di cortesia al governo sammarinese. L'incontro in effetti avvenne nella stessa giornata, e Rommel, dopo aver compreso che San Marino non aveva alcun tipo di equipaggiamento militare e che non poteva costituire pericolo per nessuno, assicurò che la neutralità dello Stato sammarinese sarebbe stata rispettata.
    Con l'evoluzione degli eventi che stavano avvenendo in Italia, il Consiglio di San Marino in data 28 ottobre prese alcune importanti decisioni: deliberò di delegare provvisoriamente l'esercizio dei suoi poteri ad un Consiglio di Stato composto da venti membri, riservandosi solo la nomina dei Reggenti, la convocazione di eventuali Comizi elettorali e gli atti di carattere costituzionale. Di questi venti membri facevano parte anche cinque rappresentanti dell'ex partito fascista sammarinese perché, per non essere invisi al governo nazifascista che dominava il circondario sammarinese, si era optato di costituire un governo locale misto, comprendente appunto anche personaggi che erano stati frettolosamente accantonati col crollo del fascismo.
   Colui che però nei mesi successivi diventò il personaggio principale della politica sammarinese fu Ezio Balducci, nominato ministro plenipotenziario della Repubblica e suo inviato straordinario presso gli Stati belligeranti proprio quel 28 ottobre. Costui era stato richiamato dall'esilio in cui era stato inviato dopo un processo farsa fattogli nel 1934 dal fascismo sammarinese. In effetti le conoscenze che quest'uomo aveva acquisito presso gli ambienti politici italiani, dove aveva saputo fare una certa carriera personale, lo resero un elemento fondamentale nella risoluzione dei tanti problemi che emersero in quest'ultimo periodo di guerra,  in particolare verso il problema che più di tutti riguardò la Repubblica: il rifugio dato ad un numero elevatissimo di individui che fuggivano dai nazifascisti, tra cui parecchi ebrei. Compito precipuo di Balducci fu proprio quello di evitare, tramite lunghe trattative diplomatiche ed avvalendosi delle sue amicizie italiane, conseguenze tristi per tutti questi individui.
    Negli ultimi mesi di novembre non accadde dunque altro a parte i problemi di cui si è detto. Fra il 19 e il 20 di quel mese un aereo inglese si schiantò nei pressi di Montecchio, ed i suoi due piloti rimasero uccisi all'istante. Vennero sepolti con tutti gli onori il giorno dopo presso il cimitero dei Montalbo.
    Nei mesi successivi fu costituito il Fascio Repubblicano Sammarinese, in data 4 gennaio 1944, ed in territorio vi furono alcune tensioni tra fascisti ed antifascisti, tensioni che determinarono anche vari ferimenti, e diversi arresti di antifascisti. Il 25 giugno, per fronteggiare le pericolose situazioni che con sempre maggior frequenza si determinavano in Repubblica, venne istituita la milizia confinaria, composta da una settantina di giovani che avevano la mansione principale di vigilare i confini del territorio, ed il Genio Pompieri.
Il giorno dopo, però, accadde il fatto di guerra più grave per la Repubblica: verso mezzogiorno quattro squadroni di bombardieri inglesi scaricarono sul territorio sammarinese, soprattutto su Città e circondario, 263 bombe, violando così la sua neutralità e provocando la morte di 63 persone. Il bombardamento avvenne come rappresaglia perché gli inglesi erano erroneamente convinti che San Marino fosse ormai in balia dei tedeschi e che vi fosse stato creato un ingente deposito di armi in prossimità della stazione ferroviaria di Città.
    Nel frattempo l'esercito tedesco, ripetutamente battuto da quello alleato che stava risalendo l'Italia meridionale dove era sbarcato nel luglio del 1943, era in ritirata. Anche questo determinava non pochi problemi per la neutralità della Repubblica, tanto che alla fine di luglio del 1944 sembrava che i tedeschi dovessero entrare nei suoi confini per requisirvi palazzi e attrezzatura dove rifugiarsi e curare i soldati feriti. Per scongiurare simile pericolo si decise di inviare un'ambasceria a Salò per conferire con Mussolini e verificare se poteva aiutare San Marino ad evitare tale pericoloso evento. Ugualmente venne inviata un'altra missione presso l'ambasciata tedesca, che aveva sede nella vicina Fasano, per esercitare pressioni anche sulle autorità tedesche. Simili azioni alla fine conseguirono il risultato voluto perché venne promesso ai rappresentanti sammarinesi che la neutralità della Repubblica sarebbe stata rispettata.
    Nell'autunno del 1944 si scatenò il grande attacco combinato anglo-americano lungo la Linea Gotica, su cui si combatteva già da vari mesi, che venne sfondata. In settembre la guerra raggiunse anche San Marino. Fin da diversi mesi prima vi erano state tensioni fra la Repubblica ed il governo di Salò, che l'accusava di essere divenuta asilo di migliaia di disertori e di antifascisti e che minacciava di attuare  un rastrellamento notturno, evitato alla fine per puro caso. Tuttavia solo a partire dal 10 settembre il territorio della Repubblica iniziò ad essere percorso sistematicamente da truppe della Repubblica di Salò che si stavano ritirando insieme alle truppe tedesche.
    Nel frattempo, per colpa dell'offensiva sulla linea Gotica, San Marino venne invaso da migliaia di profughi che vi si rifugiarono per fuggire dalle zone più calde e pericolose, determinando problemi ingenti a vari livelli. Nel pomeriggio del 17 settembre la guerra arrivò violentemente sui confini orientali della Repubblica poiché un'armata inglese si scontrò qui frontalmente con una tedesca. I giorni successivi furono i più pericolosi perché tutto il territorio sammarinese venne percorso da armate in assetto di guerra, e periodicamente si accendevano scontri fra le truppe nemiche. I danni subiti dalla Repubblica furono piuttosto marcati, tuttavia il 20 settembre praticamente il peggio era già passato, tanto che i tedeschi si erano ormai distanziati totalmente dal territorio della Repubblica, lasciando spazio agli alleati che giunsero ad ossequiare la Reggenza proprio in quel giorno.
 

Centomila rifugiati  

    La Repubblica di San Marino si è sempre caratterizzata per il suo ruolo di terra ospitale, pronta ad accogliere chi per motivi politici o di altra natura era costretto a fuggire dalla sua patria, in genere dall'Italia, per nascondersi o comunque sparire dalla circolazione per qualche tempo.
    Vi sono tracce che risalgono a parecchi secoli fa in cui ci viene testimoniata questa prassi. Soprattutto nell'Ottocento, però, il suolo sammarinese venne utilizzato dai tanti patrioti italiani costretti a fuggire dal fallimento dei moti risorgimentali e delle guerre d'indipendenza.
    Vi erano vari motivi che inducevano la Repubblica a fornire tale ospitalità, tuttavia quello principale era sicuramente legato al desiderio di dimostrare la sua sovranità di stato nazionale, in quanto lo Stato Pontificio, al cui interno era contenuto il territorio sammarinese, non era propenso a considerare San Marino come Stato totalmente indipendente, cioè pienamente sovrano. Questa secolare abitudine all'ospitalità ha indotto i sammarinesi ad acquisire una mentalità particolarmente predisposta verso i fuoriusciti e verso chi aveva bisogno del loro aiuto e di collaborazione, tanto che tra il 1943 e il 1944, in piena seconda guerra mondiale, migliaia e migliaia di persone del circondario sfollarono a San Marino per paura dei continui bombardamenti a cui era soggetto il suolo italiano da parte dell'aviazione alleata.
    In quel periodo San Marino si trovava a ridosso della Linea Gotica, e completamente circondato dal territorio controllato dai nazifascisti. Molti  poterono trovare scampo, spesso salvare la loro vita, all'interno dei confini della Repubblica, che accoglieva tutti senza porre troppe domande, e li proteggeva come poteva.
    Nel periodo compreso tra l'ottobre ed il dicembre del 1943 iniziarono sistematici bombardamenti della riviera romagnola, per cui molti individui, spesso con i loro animali e con quel poco che riuscivano a portarsi appresso, si rifugiarono sul suolo sammarinese, terra neutrale, quindi, si pensava, non soggetta ad essere bombardata, per godere di quel minimo di protezione che la Repubblica poteva fornire. 
    Alla fine del 1943 in territorio già si potevano contare 7.000 rifugiati, che raddoppiarono nel giro di pochi mesi. Quando nell'estate del 1944 scoppiò l'offensiva sulla Linea Gotica, la situazione divenne estremamente problematica, perché il suolo della Repubblica venne letteralmente invaso da una marea di gente. Tutti i locali disponibili vennero destinati agli sfollati, ma erano assolutamente insufficienti. Ognuno cercò quindi un rifugio dove poteva; tantissimi andarono a vivere nelle gallerie del trenino Rimini - San Marino, che non era più in funzione perché i bombardamenti precedenti avevano danneggiato in parte i suoi binari. Tutta questa gente determinava non pochi problemi di natura igienica ed alimentare, naturalmente.
   Le autorità sammarinesi cercarono di far fronte alla problematica situazione come poterono, vigilando i confini con la locale milizia, distribuendo con parsimonia il grano e quant'altro poteva servire ai diversi bisogni degli sfollati. L'otto settembre il fuoco delle batterie distrusse le linee elettriche, per cui sopraggiunse il problema del funzionamento dell'illuminazione, delle macchine che provvedevano a macinare il grano e di quelle che fornivano al paese l'acqua potabile. Per far fronte alla situazione, si attivarono vecchi macchinari degli inizi del secolo che funzionavano con forza animale, e si ridusse la quantità di pane pro-capite a 50 grammi, arrivando in questa maniera a sfornare 70.000 razioni giornaliere così da fornire un tozzo di pane a tutti. 
    Quando vi fu il passaggio del fronte (17-20 settembre) venne calcolato che in territorio vi erano circa 100.000 individui. Tutti comunque riuscirono a salvarsi e a tornare a casa quando la situazione si normalizzò.

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