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 Prima del Santo

  

Con precisione non è possibile definire se il monte Titano sia mai stato abitato stabilmente  dell’uomo preistorico. Allo stato attuale delle conoscenze in nostro possesso, che sono scarse perché non sono mai stati svolti scavi archeologici approfonditi per comprendere a fondo il problema, le prime tracce di presenza umana sul territorio sammarinese risalgono circa al primo Eneolitico (III millennio a. C.), tracce testimoniate da un'ascia - martello in pietra, caratteristica di quel remoto periodo, ritrovata per caso in località San Giovanni sotto le Penne negli anni ’20 del secolo scorso.

E’ impossibile dire se tale arma appartenesse a un membro di qualche tribù della zona, o se l’abbia persa un cacciatore di passaggio, solo per caso in quel posto. E’ comunque probabile che anche in epoche precedenti alcune zone attorno al Titano, come gli spiazzi e i ripari collocati direttamente sotto gli speroni rocciosi più elevati, potessero essere luoghi di riparo e di dimora degli uomini preistorici.

Anche dell'Età del Bronzo (1.800 - 900 a.C.) esiste un reperto, ritrovato sempre casualmente alla fine dell’Ottocento durante l’esecuzione di lavori agricoli  a Casole: ancora un'ascia di piccole dimensioni, questa volta bronzea, che può confermare la presenza di gruppi umani che agivano intorno alle alture sammarinesi. Tale presenza può essere confermata anche da altri rari ritrovamenti archeologici (alcuni frammenti di ceramica, qualche fibula, un rasoio lunato) fortuitamente reperiti nel tempo.

Dell’età successiva, quella che viene definita del ferro, pochi anni fa sono stati ritrovati frammenti ceramici nella zona del leggendario sacello di San Marino, in località Baldasserona, segno certo della frequentazione di questa grotta ben prima del presunto arrivo in quel luogo di Marino.

Purtroppo la carenza di scavi archeologici non permette di ricostruire ancora con buona approssimazione la Preistoria sammarinese, per cui è necessario accontentarsi di ipotesi che si basano su quei pochi reperti ritrovati, o di cui è rimasto memoria, perché in passato i contadini, casuali ma principali scopritori di testimonianze archeologiche durante il lavoro che svolgevano nei campi, provvedevano spesso a venderli di nascosto.

La stessa civiltà protovillanoviana o villanoviana (IX - VI secolo a.C.) ha lasciato precise e consistenti tracce in territorio sammarinese. In cima al monte, in località chiamata "Fossi", posta ai piedi della prima torre, dove successivamente si è sviluppata la comunità medievale sammarinese, sono state trovate tracce di un antico villaggio che forse era stato fondato da questo gruppo etnico, così come fra la prima e la seconda torre sono state recuperate cinque fibule in bronzo dell’VIII - VII secolo. Altre tracce di stanziamenti villanoviani sono emerse anche nelle immediate vicinanze del Titano: a Poggio Castellano, Fonte dell’Ovo, Montecarlo, Ca’ Rigo, recentemente in località Montalbo durante lavori di sbancamento.

Sempre sul monte, nella zona del convento dei cappuccini, sono stati individuati anche resti di un insediamento umbro, così come reperti della stessa civiltà sono emersi in località Pennarossa.

Si può dunque affermare che, nonostante le scarse informazioni che ancora possediamo sull’argomento, da lunghissimi secoli l'intero territorio sammarinese o quasi ha registrato la presenza di gruppi umani stanziali. Per i motivi che si è detto, però, non si sa ancora che consistenza potessero avere questi gruppi, e da che epoca abbiano fatto del monte Titano e del suo circondario la loro dimora fissa.


        Recenti ritrovamenti effettuati sul monte Titano, in località "Tanaccia" a 640 metri sul mare, permettono di dedurre che in tale sito esistesse fin dal V secolo a. C. un santuario, o comunque un luogo di culto, soggetto a continui pellegrinaggi da parte degli abitanti della zona.

Nei tempi più antichi vi era un fortissimo senso del soprannaturale negli uomini che, in mancanza di conoscenze scientifiche precise, ricorrevano spesso alle superstizioni e a riti sacri per cercare di risolvere i loro problemi quotidiani.

Le vette erano considerate le naturali dimore delle divinità, per cui il monte Titano, che si erge così all’improvviso in mezzo ad una pianura, può aver goduto fin da tempi remotissimi di una qualche forma di sacralità o venerazione. Poteva spesso bastare una sorgente d’acqua, una roccia dalla forma strana o particolare, un angolo dove cresceva qualche erba medicinale per dotare un luogo di mistero e religiosità. Forse uno di questi luoghi era proprio alla "Tanaccia": qui infatti, grazie a scavi archeologici svolti tra il 1990 e il 1992, sono venuti alla luce parecchi reperti con caratteristiche che consentono di pensare a un luogo sacro frequentato per fini taumaturgici e curativi, dove si recavano individui affetti prevalentemente da problemi di natura ortopedica che cercavano sollievo e guarigione ai loro mali.

Tra i reperti ritrovati si sono individuate statuette o parti di esse la cui particolare forma e fattura fa pensare che fossero immagini votive lasciate sul posto come offerta per risolvere problemi medici legati soprattutto a braccia e gambe. E' probabile che il santuario fosse all’aperto, forse con un sacello a vista, ma privo di un edificio vero e proprio. Le statue, che in genere sono di dimensioni piccole (al massimo arrivano ad avere un’altezza di 55 - 60 cm.), venivano fissate nelle venature della roccia con una colata di piombo fuso.

Dalle testimonianze pervenuteci, il culto pare sia iniziato nel V secolo a.C.; ma soprattutto nel III e nel II secolo a.C. il santuario è stato molto frequentato. Dal I secolo a.C., invece, il luogo sembra aver perso in parte il suo interesse, perché dai reperti emersi risulta una frequentazione molto più limitata. Solo dal IV secolo d.C. il santuario riprese ad essere praticato maggiormente.

Da sottolineare poi che nella famosa Leggenda di San Marino esiste un episodio, quello in cui Verissimo viene guarito dalla paralisi alle braccia e alle gambe, che ha indotto alcuni studiosi ad ipotizzare che il culto legato alle capacità taumaturgiche del luogo sacro sia durato anche oltre il IV secolo, tanto da entrare a far parte della cultura sacra cristiana, che qui come altrove venne a sovrapporsi ai culti sacri di origine pagana.

Oltre ai reperti di cui si è detto, nello stesso sito sono state ritrovate diverse centinaia di frammenti di ceramica e parecchie monete, di cui la più antica risale al 270 - 250 a.C. Si sono inoltre trovati i resti di una cisterna, databile al III - IV secolo d.C., che risulta fabbricata con materiale più antico, forse i ruderi di una qualche infrastruttura precedente del luogo.

 

Di epoca etrusca sono stati ritrovati pochissimi reperti all’interno dei confini di San Marino, mentre qualche frammento di ceramica di foggia celtica è stata invece recuperato a Domagnano.

In epoca romana la presenza umana sul territorio sammarinese era assai più diffusa, sotto forma soprattutto di insediamenti rustici, ovvero di fattorie rurali a volte dotate pure di parte residenziale. Nel 268 a.C. avvenne la fondazione di Rimini (Ariminum), all'epoca la più grande e munita piazzaforte romana dell'Italia settentrionale. Il territorio attorno venne occupato da 6.000 famiglie di coloni, circa 25.000 individui cioè. Buona parte di costoro andarono gradualmente disseminandosi nell'entroterra riminese, verso la vallata del fiume Marecchia da una parte, e la pianura padana dall'altra. E'  logico supporre che anche il territorio sammarinese in qualche sua porzione, in particolare nelle sue zone più fertili e pianeggianti, subisse tale colonizzazione e rimanesse a lungo sotto il controllo dei romani.

Tra il 1952 e il 1955 in località Castellaro vennero condotti scavi che permisero il ritrovamento di sepolture di età villanoviana e di un sepolcreto di età romana ad esse sovrapposto che testimonierebbe quanto affermato. Ma vi sono stati anche molti altri ritrovamenti più recenti che confermano l’interesse dei coloni romani per il territorio sammarinese. Un insediamento rustico romano è emerso da scavi condotti a Poggio Castellano. Un altro insediamento simile è stato ritrovato nel 1998 a Ca’ Rigo. L’insediamento romano più rilevante finora individuato è comunque una villa urbano – rustica di Domagnano, dotata di un settore produttivo e di un settore residenziale dove dimorava il proprietario quando si recava nella villa. Da questo sito archeologico sono emersi reperti sia di età repubblicana, sia di età imperiale.

Altri reperti archeologici di età romana realizzati in pietra locale e reperiti sempre a Domagnano permettono di ipotizzare la presenza di cave di pietra sul monte Titano operative ben prima dell’arrivo del santo fondatore, così come sono state trovate precise tracce di tre fornaci per laterizi a Serravalle, Domagnano e San Marino.

 

Anche dopo la caduta di Roma il territorio sammarinese rimase frequentato. Nel 1893, sempre in un podere del castello di Domagnano, per opera di un contadino al lavoro, avvenne uno dei ritrovamenti archeologici più importanti mai capitati all’interno dei confini della Repubblica di San Marino. Fu infatti rinvenuto il cosiddetto tesoro di Domagnano, un insieme imprecisato di suppellettili e oggetti di raffinatissima oreficeria risalenti al V – VI secolo d.C., ovvero di epoca ostrogota.

Oggi di tale ritrovamento sono conosciuti 22 pezzi, che sono però sparsi per tutto il mondo, perché il proprietario del podere provvide a vendere in gran segreto tutto ciò che era stato ritrovato a mercanti di antiquariato, che a loro volta commercializzarono, sempre con grande circospezione, gli oggetti acquistati.

Non si sa dunque se al ritrovamento originale siano stati aggiunti o tolti alcuni pezzi, né è possibile avere la certezza che fosse il corredo funebre di una tomba di una donna gota di alto lignaggio, come probabilmente era, o un insieme di oggetti finiti in quel posto per chissà quale motivo.

Nonostante tutti gli interrogativi che sussistono, si reputa comunque che il tesoro di Domagnano sia senza dubbio di origine gotica e provenga da un ritrovamento isolato, databile intorno al V o VI secolo d.C.

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