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Insonnia  

Tic…tic…tic…tac……………….tic…tic…tic…tac…………………….. 

Quella stramaledetta cannella mi ha ormai massacrato il cervello.

E poi chissà perché la quarta goccia che cade ha un rumore più ciocco di quelle che la precedono?

Me ne stavo nel mio letto a rotolarmi nervoso tra lenzuola e coperte in attesa che il sonno mi avvolgesse.

Da quant’è che mi stavo rigirando? Un’ora? Due? Tre?

Nel torvo buio della tua notte insonne non hai punti di riferimento. Ti rifiuti di guardare l’orologio per paura delle ore che trascorrono, della mattina che si avvicina, del torpore che il giorno dopo avrai addosso perché non hai dormito a sufficienza, o, come quella notte, affatto.

Stai lì e attendi, attendi. 

Tic…tic…tic…tac……………….tic…tic…tic…tac…………………… 

La cannella continua a gocciare con quel suo ritmo illogico e idiota, quasi volesse deriderti, quasi godesse ad amplificare all’infinito i tuoi tormenti da desto.

Ti alzi per stringerla, per strozzarla, per sfogare su di lei le tue idiosincrasie, il furore della tua irrequietezza, dei tuoi travagli ad occhi aperti. La stringi, la stringi, la stringi fino a farti male alle mani, convinto di dare dolore anche lei. Per un po’ sembra smettere. Il lavandino in cui suona nota per nota la sua musica atroce pare tacere. Poi torni a letto e… 

Tic…tic…tic…tac………………tic…tic…tic…tac………………… 

riprende il suo tambureggiare martellante e insolente.

Ti senti impotente, schernito, un inutile pezzo di carne spossata immersa in un mondo che supera le sue possibilità di comprenderlo, modificarlo, viverlo. 

Continui a rigirarti tra le lenzuola. Guardi la donna che hai accanto, che dorme beatamente senza rendersi minimamente conto della tragedia che stai vivendo. La odi. Vorresti svegliarla per la rabbia che ti suscita, conficcarle spilloni nelle natiche che appoggia contro le tue cosce, urlarle:

Ma come, pezzo di cretina! Non vedi che la casa è sveglia, il mondo è sveglio, io sono sveglio?! Solo tu dormi! Con che diritto, dormi? Qual è la virtù speciale che possiedi e che ti permette di dormire mentre tutta l’esistenza ti veglia?

Ma poi non lo fai. Ti rendi conto che non è l’esistenza a vegliarla, ma solo tu. Capisci che la bestia che non ti fa dormire, l’insonnia che corrode i tuoi nervi, le tue capacità cerebrali, la tua anima è solo un problema tuo. Inutile dar fastidio a chi non ne ha colpa, anche se vorresti farti compatire, anche se fai più rumore del necessario con la speranza di svegliarla incidentalmente/intenzionalmente.

Ma lei si guarda bene dall’aprire gli occhi. Lei, al contrario di te, dorme. 

Tic…tic…tic…tac……………….tic…tic…tic…tac…………………….. 

 Dio quanto odio quel cazzo di stramaledettissima cannella! 

Altro turbinoso rigirar delle membra, altro svolazzar di lenzuola. Cerchi refrigerio nel letto. Provi a ribaltare il cuscino per appoggiare la testa sul suo lato più fresco. Sposti una gamba, poi un fianco, poi il torace su un punto del lenzuolo incontaminato, che in precedenza non avevi sfiorato.

Ohhhh  pensi. Ora va meglio!

Richiudi gli occhi in attesa che la bestia se ne vada, convinto di aver trovato finalmente la soluzione al tuo problema. Con le palpebre serrate ti adagi in attesa di essere carpito dal sonno… ma subito ti si mette in moto il cervello. La maledizione dell’insonnia è il cervello; il cervello che non sta mai fermo, che va a cercarti i pensieri più strambi, le preoccupazioni più soffocate che avevi rimosso e cacciato in qualche oscuro anfratto del tuo ego.

Dio, domani devo andare a ritirare l’affitto da quel disonesto…chissà se avrà i soldi o mi farà tornare un mucchio di volte prima di darmi quanto mi deve?

E poi devo recarmi  anche in banca a saldare quella rata in scadenza.

Quand’è che devo pagare  l’assicurazione della macchina?

Speriamo che mia figlia passi quell’esame, se no che palle!

La mente lavora, lavora e ti tira fuori tutto quello che non vorresti. Non un pensiero sereno, non una gioia, non un ricordo dolce con cui cancellare, almeno momentaneamente, tutte le tue angosce, tutte le frustrazioni della tua vita frenetica e piena di stupide complicazioni. No: ti fa emergere tutto il resto, che magari non è nemmeno molto preoccupante, che in un altro momento della tua giornata accantoneresti con uno strafottente: Ma sì, lo farò, c’è tempo.

No. Di notte, mentre soffriggi sotto le lenzuola, non riesci a pensare in questo modo. Di notte tutto  s’ingigantisce, tutto diventa più agghiacciante, eccessivo, irrisolvibile. Il giorno dopo, quando dovrai svolgere quelle mansioni che opprimono la tua anima insonne, sembra lontano, non vorresti mai che spuntasse. Nello stesso tempo, però, vorresti che giungesse subito per toglierti finalmente da quella graticola dove stai abbrustolendoti, per affrontare e vincere le tue inquietudini notturne. 

Tic…tic…tic…tac……………….tic…tic…tic…tac…………………….. 

La mente continua a lavorare incessantemente e tu perseveri nella tua veglia folle. Riapri disperato gli occhi perché ti sembra stupido e inutile continuare a tenerli chiusi. Buio pesto intorno a te. La tua donna sta respirando pesantemente. Le dai uno scossone per farle cambiare posizione e smettere quel rumore così flebile, ma per te così assordante.

Silenzio, silenzio totale.

Riprovi a chiudere gli occhi, ma senti di non avere proprio un briciolo di sonno. Li riapri per la millesima volta. Adesso ti si mettono in moto anche le orecchie. Non che fossero mai state spente. Quell’orribile ticchettio del lavandino le sta ossessionando da ore. Ma ora non si fermano più solo a quel rumore: vanno oltre. Lo percepiscono sempre, ma, essendo persistente e ritmico, lo avvertono ormai come una parte da loro inscindibile. Vanno oltre ed ascoltano uno strano scricchiolio che pare provenire dalla cucina. L’hanno sentito anche prima. Una sorta di schiocco secco, come di un ramoscello che si spezza.

Aguzzi l’udito, ma non lo senti più. E’ stato un suono irregolare, fortuito, incongruo, indecifrabile.

Tic…tic…tic…tac……………….tic…tic…tic…tac…………………….. 

Il lavandino in quel momento non ti dà fastidio.

Sai cos’è, quindi non ti crea dubbi o turbe.

L’altro rumore, invece… cos’è stato? Le tue orecchie vanno oltre per sentire se riappare.

Nulla.

Ti accoccoli sotto le coperte, aderendo quanto più possibile al caldo corpo della tua donna. Ti senti vulnerabile. Hai paura. Ti appaiono fantasmi, diavoli, fantastichi di strane presenze metafisiche che si sono rintanate nella tua cucina, che ti stanno aspettando là per farti pagare il fio delle tue colpe. Aguzzi sempre più l’udito per avvertire anche il più piccolo suono.

E’ un momento in cui capti tutto: il rumore di una macchina lontana, forse un camion, che sta andandosene chissà dove; il guaire di un cane solo e impaurito come te; qualche alito di vento che passa tra i rami dell’alloro davanti a casa tua; l’armadio, che sai essere davanti a te, ma che non vedi perché incartocciato nel buio profondissimo, che avverti vivo, pulsante; scricchiolii, infiniti scricchiolii che risuonano dappertutto con sfumature diverse, senza alcun ordine, quasi che una terrificante mano oscura stesse suonando uno strumento folle e maligno.

Ora è impossibile che ti si chiudano gli occhi dal sonno. Sei troppo teso ad aspettare qualcosa d’inspiegabile che avverrà, qualcosa che deve accadere. Te ne stai lì tutto vigile, pronto a balzare in piedi se avverti qualche presenza aliena in camera tua, pronto ad urlare, a difendere coi denti la tua famiglia.  

Tic…tic…tic…tac……………….tic…tic…tic…tac…………………….. 

Invece non succede niente. Aspetti, aspetti, passa altro tempo senza farsi ancora giorno, ma non succede proprio niente. 

Basta! Sto su!  

Ce la fai a prendere una decisione eroica. Rinunci all’ostinazione di dormire. Accantoni la tua paura delle presenze metafisiche che pullulano quella notte in casa tua. Accendi la luce dell’abat jour: le 4 e 17! Nonostante i tuoi infiniti tormenti, i tuoi allucinanti arrotolamenti nel letto, il giorno è ancora lontano. Una vestaglia, una pisciata in bagno, poi vai in cucina a bere qualcosa. Guardi attraverso una finestra per vedere cosa c’è all’esterno: tempo sereno, buio diffuso, luci dei lampioni fredde e solitarie, finestre ben tappate da serrande serratissime, silenzio totale.

Tutti dormono, tutti tranne te.

Riguardi per trovare una qualche compagnia che riempia il tuo vuoto esistenziale, che ti faccia sentire meno isolato nel tuo dramma.

Nulla. Tutti dormono, tutti tranne te.

Vediamo se c’è qualcosa alla televisione, pensi nella speranza che almeno lei, animale insonne come te, ti tenga un po’ di compagnia. L’accendi e cominci a maneggiare ossessivamente il telecomando: 1, 2, 3, 4, 5, 6, 7, 8, 9… Spingi e rispingi in rapida sequenza tutti i suoi tasti. A quell’ora c’è qualcosa: tutto ciò che la gente non guarderebbe assolutamente durante il giorno, o che le varie televisioni non trasmetterebbero mai per paura di un crollo verticale dell’audience.

Film in bianco – nero della preistoria televisiva; varietà di trent’anni prima; documentari malfatti dai colori inesorabilmente sbiaditi.

Poi ci sono le allegre donnine che accalappiano i gonzi svegli come te. Sorridi, guardi qualche bel culo, una che si lava sotto la doccia, che ti dice che è lì tutta per te, che non vede l’ora di parlarti.

Che tristezza!!! Quante belle donne devono vendersi per campare, pensi. Altro giro dei canali, sempre lo stesso squallore. Hai fatto le 4 e 42.

Fra un po’ si farà luce. Non riesco a dormire nulla questa notte.

Ormai sei rassegnato. Le gocce d’erboristeria che hai preso non ti hanno fatto niente. Sei consapevole di non poter ricorrere tutte le sere ai sonniferi farmaceutici per non diventarne totalmente dipendente. Infatti è da un po’ che non li prendi e questo ne è la conseguenza.

Un’altra notte di totale insonnia sta per giungere al suo epilogo. La sera prima avevi dormito ben cinque ore e ti sentivi un re. Quella notte, però, sei solo un fallito, uno che avrà di fronte a sé una giornata lunga e terribile, colma di volti riposati che ti guarderanno sarcasticamente con occhi cristallini e luminosi, occhi che tu odierai con tutto te stesso. 

Ti sdrai sul divano rilassato, rassegnato, certo che ormai è inutile provare ad assopirti. Ti metti buono in attesa della luce dell’alba. Chiudi gli occhi ascoltando i primi rumori del nuovo giorno: l’autocarro della nettezza urbana che, lontano, inizia a compiere il suo giro; un gallo che chissà dove urla la sua potenza; una luce che si accende nella casa di fronte: probabilmente qualcuno che parte per una destinazione remota, supponi.

Adesso sei tranquillo, la notte sta per finire, la bestia fra breve tornerà nella sua tana fino alla notte successiva…

Le 6 e 11!

Hai dormito quasi un’ora e mezzo. Quello che non ti è riuscito in una notte intera ti è riuscito in un minuto, accidentalmente, beffardamente.

Un’ora e mezzo non è gran che, ma è pur sempre qualcosa.

Ti alzi, avresti voglia di piangere.

Vai alla finestra e osservi inebetito di fuori. La luce del giorno ormai ha inondato tutto.

Non avverti più il fetore della bestia, il suo ghigno beffardo, i suoi artigli conficcati nella tua anima.

Però ti senti solo. Tremendamente solo.

 

Copyright© 2007 Verter Casali