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L'Arengo del 1906
  

    Quando durante il cosiddetto alto-Medioevo cominciò a formarsi una piccola comunità civile sul monte Titano, verosimilmente attorno al monastero che già vi era fin dal VI secolo, si sentì l'esigenza di creare un organo politico capace di governarla e dirigerla. Poiché gli abitanti dovevano essere pochi, tutti avevano la concreta possibilità, e naturalmente l'interesse, di partecipare in prima persona alla gestione della loro minuscola società. Da qui con molte probabilità ebbe origine l'assemblea denominata Arengo, la quale raggruppava tutti i capifamiglia della comunità sammarinese dell'epoca, e che in questa particolare fase storica aveva il compito di prendere tutte le decisioni necessarie per indirizzarla ed amministrarla.  
    L'arengo ebbe vita per diversi secoli, sicuramente fino al 9 gennaio 1571, ultima data conosciuta in cui si è riunita un'assemblea di capifamiglia. Tuttavia man mano che la comunità si ampliava, l'arengo, a cui per legge doveva partecipare un membro di ogni famiglia, diventava troppo numeroso e troppo difficile da convocare, per cui in epoca comunale, con molte probabilità nella seconda metà del XIII secolo, vennero create altre assemblee politiche più ridotte (il Consiglio dei LX e il Consiglio dei XII) che sostituirono l'arengo nella maggior parte della sue mansioni. All'assemblea dei capifamiglia rimasero quindi solo pochi compiti: il principale era senz'altro quello di nominare nuovi membri del Consiglio quando ve n'era la necessità. Con gli statuti editi alla fine del XVI secolo, però, venne tolta anche questa funzione all'arengo, perché si stabilì che fosse il Consiglio stesso a nominare (cooptare) al suo interno i consiglieri mancanti. L'arengo non venne mai ufficialmente abolito; tuttavia, non avendo compiti precisi da sbrigare, non venne neppure più riconvocato nei secoli successivi.  
    Episodicamente nel corso del Settecento e dell'Ottocento vi furono limitate proteste popolari tese a contestare l'operato del Consiglio, ed a richiedere la riconvocazione dell'arengo per verificare le azioni del governo ed eventualmente per rinnovarlo. Non si riuscì mai, però, a farlo tornare in vita per l'ostilità del Consiglio, il quale poteva ovviamente andare incontro a problemi e contestazioni sottoponendosi ad un esame critico da parte della popolazione riunita.  
    Questa situazione durò fino agli inizi del Novecento quando fu invece possibile ottenere la convocazione dell'Arengo dei capifamiglia, ed una conseguente modificazione della costituzione sammarinese che risaliva ancora alle norme dettate dagli statuti secenteschi.  
    Nell'ultimo ventennio dell'Ottocento il mondo e la società italiana stavano mutando rapidamente, così come stavano cambiando le gerarchie sociali che in passato avevano portato l'aristocrazia a dominare politicamente tutti gli altri ceti. Stava un po' dovunque cambiando la mentalità che aveva per secoli fatto credere alle masse che fosse giusto e naturale che a governare gli Stati fossero sempre elite molto ristrette di possidenti terrieri padroni di mezzi economici e culturali. Nascevano le prime organizzazioni operaie, con l'obiettivo di migliorare le condizioni economiche ed esistenziali dei loro soci, ed i primi partiti politici, come il partito socialista per esempio, espressione di forze popolari nuove anch'esse provenienti dal mondo del lavoro. In genere a capo di questi gruppi si trovavano giovani intellettuali desiderosi di produrre profonde riforme nella società, e convinti che non vi dovessero essere distinzioni di nessun genere tra gli uomini.  
   
Anche a San Marino si sviluppò tra i giovani più colti questa mentalità. All'epoca la Repubblica era abitata da circa 9.000 residenti di cui la maggior parte era dedita ai lavori agricoli. Non esistevano fabbriche, quindi non esisteva una classe operaia evoluta; i lavoratori culturalmente più progrediti erano gli scalpellini ed i muratori; vi erano poi i commercianti, soprattutto del Borgo, che disponevano di quel minimo di cultura necessaria per desiderare riforme sociali e politiche anche per il loro Stato. Tutti gli altri, ovvero più del 90% della popolazione, erano analfabeti ed ancora legati alla cultura conservatrice del passato che aveva profondo timore di qualunque tipo di mutamento. Per arrivare all'Arengo del 1906 vi fu ovviamente necessità di sensibilizzare la popolazione a mutare la sua plurisecolare costituzione. Quest'opera iniziò negli anni '80 con la stampa dei primi giornali locali da parte di alcuni giovani studenti riformisti. Dalle pagine di questi periodici iniziarono a partire sistematicamente critiche anche feroci nei confronti del governo sammarinese, accusato di essere incapace di gestire nella dovuta maniera lo Stato, e di tenerlo vincolato ancora a sistemi sociali e politici del passato. Venivano dunque avanzate richieste di profonde riforme, e si iniziava anche a contestare il Consiglio eletto tramite cooptazione chiedendo l'istituzione del suffragio universale, richiesta che anche fuori confine stava cominciando ad essere sostenuta sempre più. 
Negli stessi anni, poi, si sviluppò un altro importante fatto che contribuì a creare una nuova coscienza politica: l'associazionismo operaio. Le prime tracce di questa nuova forma di aggregarsi sono rintracciabili già negli anni '60 per opera degli scalpellini. Tuttavia l'associazione operaia più importante, che seppe raccogliere al suo interno tutti i lavoratori più progressisti, fu senza dubbio la Società Unione Mutuo Soccorso, fondata ufficialmente nel 1876. All'interno di questi nuovi gruppi si diffusero gradualmente ideali politici sempre più riformisti, e San Marino nel giro di qualche decennio riuscì a sviluppare un insieme di persone sempre più critiche nei confronti del Consiglio che si perpetuava per cooptazione. A fine secolo, inoltre, per opera di alcuni giovani, tra cui Gino Giacomini, nacque anche il partito socialista sammarinese, primo gruppo politico della storia della Repubblica. Tutte queste componenti furono importanti per mutare la cultura politica della popolazione, e per aumentare il numero di quelli che desideravano innovazioni, o che incolpavano il governo di qualcosa. 
   
Inoltre gli ultimi anni del secolo scorso furono caratterizzati da una grave crisi economica, e da una forte emigrazione di sammarinesi che andavano a cercare all'estero quel lavoro che in patria non riuscivano a trovare. La miseria in cui versava buona parte della popolazione ed il disagio sociale che ne derivava contribuirono notevolmente ad aumentare il malcontento nei confronti dei governanti della Repubblica. Le richieste tendenti a pretendere riforme sociali, politiche, fiscali e di altro genere ancora, quindi, aumentarono sempre più. In questo periodo, comunque, non si pensava di ripristinare l'antico arengo per verificare al suo interno cosa era meglio fare per il paese. Lo si reputava in realtà un organismo politico arcaico, non più confacente alla realtà storica dei tempi. 
    In genere i riformisti più radicali, ovvero soprattutto i socialisti, volevano il suffragio universale, una incidente riforma tributaria capace di colpire in particolare i grossi capitali, ed altre innovazioni piuttosto marcate. I riformisti moderati, invece, non volevano stravolgere più di tanto l'antica costituzione dello Stato, e non avanzavano richieste così radicali come i socialisti, anche se erano concordi nel sostenere il bisogno di innovazioni a tutti i livelli, e la necessità di rendere il Consiglio periodicamente rinnovabile attraverso regolari votazioni. Le polemiche si trascinarono a lungo, perché il Consiglio oligarchico era completamente restio a porsi in discussione, e ad accettare le richieste dei riformisti, considerati delle teste calde che non godevano dell'appoggio della popolazione.  
    Si giunse così al 1902, anno in cui ebbe inizio il movimento pro-Arengo. In quell'anno tre consiglieri riformisti presentarono una richiesta tesa ad istituire il referendum a San Marino, ovvero un organismo istituzionale a cui la popolazione potesse ricorrere qualora si fosse voluto mettere in discussione le leggi, le deliberazioni e le attività del Consiglio. Furono interpellati sul problema vari giuristi i quali sottolinearono che San Marino non aveva bisogno di istituire il referendum, perché aveva nella sua costituzione già l'arengo che poteva essere utilizzato in tale maniera. Il Consiglio quindi respinse l'istanza presentata con la motivazione che era inutile creare il referendum quando già esisteva l'arengo. Da questo momento in poi tutte le forze progressiste del paese, quelle cioè più radicali e quelle più moderate, giunsero alla conclusione che, se veramente si voleva ottenere qualche riforma, l'unico sistema era quello di chiedere il ripristino dell'antico arengo. Fu questa idea a permettere la creazione di un'alleanza tra socialisti e moderati, alleanza che negli anni precedenti non era mai riuscita a concretizzarsi perché non si era ancora sviluppato un obiettivo comune da perseguire: tale patto venne stipulato nei primi mesi del 1903. Questo gruppo misto si chiamò Associazione Democratica Sammarinese, ed il suo programma, che fu presentato al pubblico il 15 marzo, prevedeva una serie cospicua di riforme economiche, sociali e politiche, e si auspicava in particolar modo il rinnovo periodico del Consiglio tramite regolari elezioni. Un altro frutto importante scaturito dall'Associazione Democratica fu il giornale "Il Titano", il cui primo numero venne pubblicato il 1° aprile sempre del 1903. Questo periodico avrà un'importanza basilare nel divulgare le idee riformiste tra la popolazione, e sarà un ottimo veicolo pubblicitario dell'Associazione Democratica, determinando parecchie adesioni alla causa che propugnava.  
    Gli anni successivi furono caratterizzati da polemiche ancora più roventi di prima perché il Consiglio ancora non era convinto del bisogno di convocare l'arengo, e faceva di tutto per ignorare le richieste in tal senso. Ciò che lo costrinse a giungere alla convocazione fu la dimissione di sette consiglieri riformisti nel settembre del 1905, e la convocazione di un'assemblea pro-arengo il 29 ottobre dello stesso anno per verificare quali fossero i sentimenti della popolazione sul problema. Tale riunione registrò la partecipazione di centinaia di sammarinesi, e fece capire ai governanti che la convocazione dell'arengo non era più procrastinabile, perché non era un'aspirazione solo di pochi ed isolati riformisti. Il 16 novembre 1905 il Consiglio deliberò di convocare l'Arengo. 
    Nei mesi successivi si formarono due schieramenti ben precisi: il primo, composto dai membri dell'Associazione Democratica e dai loro simpatizzanti, si chiamò Comitato pro-Arringo e conteneva al suo interno tutti i progressisti, ovvero tutti coloro che volevano riforme sociali e politiche; l'altro, che non assunse mai un nome preciso, era composto dai conservatori, ovvero da coloro che reputavano inutili tali riforme, e volevano lasciare le cose come stavano. L'arengo venne convocato per il 25 marzo 1906 nella Pieve, e registrò la partecipazione di 805 capifamiglia a cui furono sottoposti alcuni quesiti per sapere se volevano cambiare la gestione politica dello Stato trasformando in elettivo il Consiglio nominato per cooptazione, oppure se volevano lasciare tutto immutato. Quasi tutti i presenti votarono per modificare la costituzione sammarinese, ovvero per rendere periodicamente elettivo il Consiglio. In seguito a tale esito, durante l'estate si svolsero le prime elezioni politiche moderne della Repubblica di San Marino, ed il Consiglio risultò rinnovato grazie all'immissione al suo interno di parecchi consiglieri nuovi scelti direttamente dalla popolazione.  

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